Dario Aviano rilegge l’Italian Bowl e ci spiega con che armi i Seamen hanno trionfato

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La stagione 2017 del football italiano è finita come meglio non poteva, con il weekend di Vicenza che ha regalato tre finali bellissime, giocate bene e combattute fino alla fine. All’Italian Bowl ero in campo, defilato su una sideline, ma nonostante fossi in una posizione privilegiata per assaporare le emozioni del gridiron, non sono riuscito a seguire la partita in maniera attenta, anche a causa di una prospettiva non ottimale.
Ho così voluto, grazie alle immagini di Fox Sports e FIDAF TV, rivedere la partita, per capire quali siano state le mosse vincenti della squadra del Presidente Marco Mutti. La vittoria dei Seamen mi ha in parte stupito: sapevo di come il derby fosse una partita diversa da tutte le altre, per di più quando è una finale, ma non credevo che i marinai potessero sorprendere i Rhinos.
In fase di pronostico ho ipotizzato che i Seamen, per riuscire ad arginare l’attacco dei Rhinos, avessero dovuto ricorrere a strategie nuove, mostrando qualcosa di completamente diverso dal solito a Pryor e compagni, e che se avessero provato a sfidare caoch Chris Ault giocando una difesa base non avrebbero avuto speranza. Mi sbagliavo di grosso: i Seamen hanno battuto i Rhinos sfidandoli proprio sul loro gioco: quasi nessun allineamento strano, nessuna esagerazione nei blitz, nessuna “scommessa” rischiosa.
Stesso discorso in attacco, dove gli uomini in giallo fluo hanno giocato quasi tutta la partita con due sole formazioni: la I formation e la spread a 4 ricevitori e un runningback (anche se alcune volte al posto dello slot reciever c’era Antonio Raffaele in posizione di H-Back). Nulla di sconvolgente o innovativo.
Fondamentale è stato il primo tempo, dove i neo Campioni d’Italia hanno costruito il gap decisivo, riuscendo poi a tenere botta nel secondo, quando i Rhinos hanno provato a ritornare in partita ma sono rimasti a corto di idee ed energie nel finale.
Ed è proprio in partenza che si svelano le carte, le scelte fatte per affrontare la partita, quelle che i coach non vorrebbero dover cambiare all’half time, perché significherebbe aver fallito in qualcosa…
Così ho voluto concentrare le attenzioni della mia analisi sulle battute iniziali, e questo è quello che ho visto e che, a mio unico e modesto parere, ha deciso le fortune del XXXVII Italian Bowl.

SEAMEN DEFENSE VS RHINOS OFFENSE

Come detto la difesa dei Seamen ha giocato nella stessa maniera per quasi tutta la partita: si sono presentati con una 4-3, alternando nel backfield coperture ad uomo e zona: nel primo caso in qualche occasione Morant sembrava doversi occupare di Pryor a spia, qualora il quarterback dei Rhinos avesse deciso di mettere in moto le leve, ma solitamente ricopriva il ruolo della classica free safety, più profonda nelle chiare occasioni di passaggio e più vicina alla linea di scrimmage nei restanti down.
La mossa vincente dei Seamen in difesa, secondo me, è stata quella di schierare come outside linebacker un giocatore ibrido, che a roster figura come defensive back: il numero 31 Ivan Fonti.
Come si vede dall’immagine sopra, anche la posizione di Fonti (nel circoletto rosso) è molto interessante: quasi sempre è partito in piedi ma a ridosso della linea di scrimmage.
A parte qualche rara occasione in cui è stato mandato in blitz, il numero 31 è quasi sempre “restato a casa”, come si dice in gergo, ad occupare la propria zona di competenza. La scelta del coaching staff dei Seamen mi è sembrata chiara: contando sulla forza della loro linea di difesa, hanno preferito perdere qualche KG nella posizione di linebacker ma acquistare velocità nella posizione, soprattutto all’esterno. La chiave per i marinai era impedire a Ricciardulli di girare l’angolo sulle corse esterne, situazione in cui è mortifero per gli avversari. Proprio nel primo drive ad esempio questa strategia ha funzionato, e Fonti è stato nella zona del gioco, togliendo campo a Ricciardulli, nella prima corsa del match.
Il forte runningback oriundo dei Rhinos ha comunque terminato la serata con 133 yards su 20 portate e due touchdown, ma i suoi big play si sono drasticamente ridotti rispetto alla finale dello scorso anno, dove imperversò in lungo e in largo sulla difesa dei Giants Bolzano. E a togliere dal piatto almeno un paio di corse a lunga gittata al numero quattro in maglia nera è stato proprio Fonti, non necessariamente mettendo a segno dei placcaggi, ma chiudendo tempestivamente l’esterno al corridore dei Rhinos.
In una partita terminata senza turnovers (nel senso di intercetti o fumble persi) e senza sacks, la tenuta difensiva è fondamentale, ed i Seamen hanno fatto in questo senso la mossa vincente.
L’altra chiave difensiva della partita dei Seamen è stata la forza della linea: proprio in virtù della scelta di giocare come sopra detto, i Seamen hanno lasciato sul campo qualche chilo agli avversari nel pacchetto dei linebackers, ma la linea blue navy ha dato prova di potersela giocare alla pari anche contro la fortissima controparte offensiva dei Rhinos. I nero arancio fanno perno sulla grande mobilità (oltre che potenza) della loro linea d’attacco, e giocano schemi di corsa che prevedono praticamente sempre almeno un pull e/o raddoppi sugli end per sviluppare il gioco verso l’esterno: Matteo Pegoraro e Lorenzo Dalle Piagge sono stati molto sollecitati in questo senso, ma hanno dimostrato di essere tra i migliori end dello Stivale, vincendo spesso i duelli individuali con i loro avversari. La parte interiore della linea ha fatto il resto, supportata dai linebacker nel chiudere gli spazi verso l’interno.

SEAMEN OFFENSE VS RHINOS DEFENSE

Dopo il drive iniziale in cui i Seamen hanno ottenuto una safety con la difesa i blue nany hanno iniziato in maniera ottimale anche con il proprio attacco, mettendo a segno un touchdown che ha subito portato il gap tra le due squadre a due possessi.
In fase di preview avevo ipotizzato come i Seamen avrebbero dovuto vincere la “guerra in trincea”, quella tra le linee, per riuscire a stabilizzare e dare credibilità al gioco di corsa, assolutamente inesistente nel match di regular season ma indispensabile per innescare il gioco aereo, quello con il quale i ragazzi di coach Tony Addona fanno più male alle difese avversarie.
E qui ho avuto piena ragione: l’intento dei Seamen è stato quello di “correre in faccia” ai cugini fin dalle prime battute, per riuscire a colpirli poi in profondità con le play action. In stagione regolare i Rhinos erano riusciti a “sedersi” sul profondo spesso e volentieri, grazie al fatto che la linea di difesa bastava quasi da sola a fermare il gioco di corsa dei Seamen.
All’Italian Bowl di Vicenza la storia si è ribaltata. Alla fine Luke Zahradka sarà incoronato MVP della partita grazie soprattutto ai suoi exploit sul gioco aereo, ma senza la superiorità mostrata nel primo drive sul gioco di corsa, poi comunque mantenuto attivo durante l’arco di tutta la partita, forse questo non sarebbe stato possibile.
Il mio personale MVP del match va alla linea d’attacco dei Seamen, che ha esercitato un dominio inaspettato su quella di difesa dei Rhinos fin dalle prime battute.
Per capire a pieno i concetti sopra espressi basta prendere il play by play del primo drive offensivo dei Seamen.
I marinai hanno giocato per tutto il drive una I-Formation con tre ricevitori, mentre i Rhinos hanno schierato una classica 4-3.
Sea 1-10 at Sea31 Raffaele A. rush for 3 yards to the SEA34 (Delhysa R.).
Sea 2-7 at Sea34 Bonaparte D. rush for 13 yards to the SEA47, 1ST DOWN SEA (Forlai F.).
Sea 1-10 at Sea47 Bonaparte D. rush for 7 yards to the RHI46 (Ricchiuti P.).
Sea 2-3 at Rhi46 Raffaele A. rush for 3 yards to the RHI43, 1ST DOWN SEA (Bakker D.).
measurement / first down Sea 1-10 at Rhi43 Zahradka L. pass complete to Horn R. for 43 yards to the RHI0, 1ST DOWN SEA, TOUCHDOWN, clock 08:15
Quattro corse consecutive, due del fullback e due dell’halfback, quasi sette yard di media a portata, e poi, al primo lancio, in una situazione in cui la difesa dei Rhinos cominciava a “schiacciarsi” sulla linea per contenere le corse, una play-action che ha colpito i nero arancio sul profondo, con Horn terminale del lancio di Zahradka.
Pane e burro del football. Ma eseguito bene. Sfidando gli avversari negli uno contro uno e vincendoli.

Dalla foto sopra possiamo vedere come i Seamen abbiano approcciato l’Italian Bowl offensivamente: I-Formation (nel circoletto rosso) e 3 ricevitori. I Rhinos partono con una 4-3 con i linebacker per nulla schiacciati sulla linea di scrimmage, più preoccupati di occupare la zona di competenza in caso di passaggio che di andare a chiudere il gap con i runningback.
Dopo le quattro corse descritte nel play by play sopra, ecco come i Seamen colpiscono:

Sempre I-Formation, allo snap Zahradka esegue la finta di handoff. I linebacker dei Rhinos restano quasi congelati ai loro posti, in attesa di vedersi arrivare una corsa, con Bakker che addirittura fa un passo ad aggredire la linea di scrimmage (freccia rossa). Horn, in alto sulla sinistra, esegue una fade.
Zahradka esegue alla prefezione la finta, non arriva pressione dalla linea, i linebacker sono ancora quasi fermi nelle loro zone. Bomba. Touchdown.
Successivamente, nel corso della partita, si sono viste molte altre cose, ben eseguite, sia da una parte che dall’altra. I Rhinos sono riusciti ad eseguire diversi buoni giochi e a vincere i duelli individuali, cosa che tutti si aspettavano. Ma i Seamen hanno potuto cominicare a giocare da Seamen anche in attacco, e lo spettacolo che ne è uscito è stato esaltante.
Tante altre azioni e situazioni sarebbero meritevoli di analisi, ma dovendo decidere quando e come la partita è stata vinta dai Seamen ho creduto davvero che l’inizio, questo inizio, sia stata la chiave di tutto.
Complimenti ai Seamen campioni d’Italia ed ai Rhinos che hanno comunque dato vita ad una striscia di vittorie esaltante: credo che questo Italian Bowl sia stato il modo migliore per dare all’Italia del football l’arrivederci alla prossima stagione e l’augurio di buone vacanze.

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