Mutti: “La sconfitta con Parma ci ha svegliato: siamo carichi per i Ducks”

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Marco Mutti è una persona che ha le idee non chiare, chiarissime. Il presidente dei Seamen Milano guarda sempre dritto all’obiettivo e, al pari dei suoi ragazzi, spesso riesce a raggiungerlo. Quest’anno l’obiettivo è centrare il terzo titolo italiano consecutivo, impresa riuscita in passato a sole altre tre squadre, peraltro tutte lombarde: i Rhinos Milano, i Frogs Legnano e i Lions Bergamo (arrivati peraltro a 11 Superbowl consecutivi).

UNA SCONFITTA IN DUE ANNI

Una squadra, i Seamen, che in due anni ha perso solo una volta, contro i Panthers Parma lo scorso 6 aprile al Vigorelli, e che continua a guardare tutti dall’alto: “È una squadra rodata che, siamo consapevoli, ha tutte le capacità per poter far bene” esordisce Mutti. “Quest’anno la CEFL ci ha levato molte energie ma è stata un’esperienza bellissima.

La partita contro i Panthers è stata giocata con spocchia da parte nostra, senza americani e con un roster ridotto. Ci è servita da lezione perché sin dalla sfida successiva contro i Guelfi abbiamo ricominciato ad esprimere il nostro gioco.

Certo la sconfitta con gli Swarco Raiders in CEFL ha avuto un discreto impatto ma i ragazzi si sono ripresi bene anche in quella occasione. Il problema, semmai, è che siamo fermi da un mese”.

ANCORA I DUCKS

Ed è proprio questo l’interrogativo in vista della semifinale di domani contro i Ducks Lazio: “La squadra è gasatissima con una gran voglia di giocare e vincere per centrare la finale”.

La strada per l’Italian Bowl passa, oggi come 12 mesi fa, dalla sfida ai capitolini: “I Seamen si sono rinforzati in difesa mentre l’attacco è rodatissimo: un reparto a cui va aggiunto il ritorno di Gianluca Santagostino. Il roster è quasi al completo: la nostra difesa sarà molto aggressiva, come al solito, e compatta calcolando anche che lì giochiamo senza americano.

I Ducks, rispetto alla gara di campionato, recuperano Mike Gentili che è sicuramente una spina nel fianco ma abbiamo fiducia nelle nostre possibilità. Abbiamo studiato molto bene la formazione di Coach Giuliano perché nessuno di noi era certissimo di una vittoria dei Panthers e così, sin da prima, abbiamo studiato i Ducks. I fatti dicono che abbiamo avuto ragione”.

I Seamen sono così sul pezzo da non correre il rischio di sottovalutare l’avversario: “Assolutamente no. Primo perché sarebbe un errore clamoroso farlo in una semifinale e poi, elemento da non sottovalutare, il fatto che la partita sia stata imposta la domenica pomeriggio. I ragazzi già pregustavano una giornata di vacanza e il fatto che ciò non avverrà li ha caricati ancora di più” afferma Mutti sorridendo.

PRENDERE CONSAPEVOLEZZA

La vostra è la miglior difesa del campionato però la triade Zahradka-Mitchell-Di Tunisi a cui si è aggiunto, e non è cosa da poco, Santagostino può mettere paura a chiunque: “Se i ragazzi giocano come sanno, e prendono consapevolezza della loro reale forza, possono giocarsela con chiunque. Anche con i fenomeni austriaci che sì ci hanno sconfitto ma con i quali, alla fine del primo tempo, eravamo solo sotto di un TD”.

EUROPA AMARA

Già la CEFL: cosa è mancato? “Solo un po’ più di convinzione nei nostri mezzi, mostrando un timore reverenziale eccessivo nei confronti di una squadra fortissima. C’è mancato anche un pizzico di velocità da un punto di vista fisico. Per il resto, la linea di attacco ha retto non concedendo loro neanche un sack mentre la differenza l’hanno fatta i big play.

I Raiders dispongono di un running back che è più forte degli americani e lui ha decisamente spaccato la gara in due. Faccio un paragone: se Nacita è un fenomeno, Sandro Platzgummer è un extraterrestre. Mai visto uno correre così. Poi l’import dei Guelfi gioca su entrambi i lati del campo, mentre questo fa solo il RB che prende la palla e non lo vedi più.

Poi la gara con i Black Panthers Tonon, che lo scorso anno avevamo battuto, è stata disputata perché dovevamo giocarla: Luke ha giocato solo il primo quarto poi abbiamo dato spazio a tutto il roster”.

MUTTI SIMBOLO SEAMEN

Presidente Mutti la sua vita è legata a filo doppio, se non triplo, a quella dei Seamen: prima giocatore ora a capo dell’organizzazione. Un bilancio di questi dieci anni da numero uno: “Non è facile farlo ma i numeri difficilmente mentono: abbiamo disputato cinque Italian Bowl, ne abbiamo vinti quattro, e perso una semifinale di un punto, nel 2016 nel derby contro i Rhinos.

E oggi siamo ancora qui a giocarci l’accesso per la finalissima. Le giovanili ci stanno dando soddisfazioni enormi. È una organizzazione ormai rodata, frutto di una programmazione precisa e mirata, compresi i vari coaching staff di cui fanno parti moltissimi ex Seamen.

Come detto, abbiamo perso una partita in soli due anni ma, semplicemente, perché abbiamo deciso di suicidarci. Farsi una autosafety a 30 secondi dalla fine e calciare un free kick che ti porta tre penalità senza time out a disposizione, vuol dire volersi far del male da soli. È stato un eccesso di confidenza che però ci ha svegliato e fatto solamente bene”.

BLOCCHI PER IL BLUE TEAM

Chiudiamo parlando del Blue Team con il quale lei è stato campione d’Europa nel 1987. Un Blue Team che punta a tornare a quei livelli nel Vecchio Continente: “Io ho un concetto molto semplice: una nazionale non si costruisce in un giorno né mettendo insieme i migliori giocatori presi da venti team diversi.

Nel football americano, quando hai soltanto due-tre raduni, le nazionali devono essere costruite sui blocchi delle squadre migliori. Perché sono quelle affiatati, che hanno voglia di giocare insieme, dove c’è affiatamento e conoscenza reciproca. Il football non è un gioco di scacchi dove cambi pedoni e pedine: se si vuole vincere, l’unica soluzione è costruire un Blue Team sui blocchi.

Se invece si vuol fare una Nazionale politica, allora va bene prendere i migliori da tutti, cercando di mettere insieme un gioco che difficilmente si paleserà. La dimostrazione c’è stata sia con le giovanili che con la prima squadra.

La ricetta migliore, dal mio punto di vista, sarebbe prendere un Head Coach, non dico sullo stile di Art Briles ma quasi, che tiri fuori il meglio dal suo roster il quale, però, deve essere composto da blocchi come dicevo prima. Se dovesse passare questa linea allora non ho dubbi che il Blue Team potrebbe competere ad altissimi livelli in Europa anche con le migliori del lotto”.

da outsidersport

Special thanks to Gianluca Boserman

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